Dei falsi principi
Elenco dei principi che, pur predicando un bene apparente, in quanto amorali od irrazionali realizzano il male dell’ uomo e della società.
Falsa misericordia – la misericordia, intesa come virtù morale, consiste nel guardare al male del prossimo come fosse il proprio e soccorrerlo, sovvenendo alle sue necessità spirituali (con il consiglio, l’ insegnamento, l’ ammonizione, la consolazione, il perdono, la sopportazione, la preghiera) e corporali (offrendo nutrimento, acqua, vestiti, alloggio, cura, visite, degna sepoltura). Movente della misericordia è il male altrui percepito come proprio, male che provocando un’ afflizione, o compassione, sospinge la ragione a compiere opere di misericordia spirituali e corporali gradite a Dio, il cui nuovo comandamento è appunto “amatevi come io ho amato voi”, ossia con amore vero, giusto e misericordioso fino alla fine. Quando però il moto di tristezza o compassione, che la misericordia suscita nella considerazione del bisogno altrui, si restringe al mero sentimento quale suo movente per agire a prescindere dalle giuste finalità e dai mezzi opportuni per farlo, la ragione ne viene offuscata nella sua capacità di giudizio, al punto che il soccorso del prossimo avviene in modo disordinato, cioè a prescindere dalle esigenze della giustizia e della prudenza. Una tale misericordia, falsata nel suo fine che è la salute spirituale e corporale del prossimo, si dice perciò falsa. E la falsità si verifica in due modi: o perché il bene corporale del prossimo viene danneggiato in nome del bene spirituale; o perché il bene spirituale del prossimo viene danneggiato in nome di quello corporale. Il fondamentalismo religioso, ad esempio, esercita falsa misericordia nel primo modo: muovendo in soccorso di una carenza spirituale percepita come male, impone verso questa il sacrificio dei corpi, ma in modo disordinato e talora perfino delittuoso (penitenze lesive, martiri violenti, imposizioni arbitrarie). Il fondamentalismo laicista, invece, esercita falsa misericordia nel secondo modo: in quanto volendo sovvenire all’ esigenze dei corpi, in nome del “benessere” dispone e talora giunge a sacrificargli con norme e decreti pubblici il bene spirituale (e morale) delle persone, ad esempio perseguitandone la fede, incoraggiando l’ immoralità dei costumi in vista della soddisfazione e del consenso delle minoranze che le compiono, fino alla forzatura e pervertimento del diritto. In entrambi i casi la misericordia viene falsata in quanto la considerazione del proprio sentimento (religioso o politico) priva la ragione delle giuste e prudenti determinazioni. La virtù della giustizia chiede infatti di dare al prossimo ciò che gli spetta, mentre la prudenza guida la ragione nella scelta dei mezzi propri e idonei in vista di un fine moralmente buono. Ora, soccorrere il prossimo nello spirito e nel corpo è giusto, e la carità obbliga a farlo con prudenza. Se però la misericordia si lascia guidare dal proprio moto di tristezza sensibile, ignorando di indagare le ragioni del male, nonché i mezzi propri per rimediare, lasciando che la ragione sia in balìa del sentimento e non sua guida, l’ azione di soccorso ai bisogni del prossimo avverrà senza discrezione, cioè senza considerazione dei giusti diritti e dei leciti mezzi e idonei per realizzarla: di fatto, arrecando più danno che benefici, come si vede avvenire, ad esempio, in coloro che per sostenere i diritti del prossimo pretendono di scavalcare la legge morale che tutti obbliga, mancando così di vera giustizia; o in coloro che per salvare la vita del prossimo, si accordano per farlo anche con chi del prossimo fa’ commercio di carne, mancando così di vera prudenza.
Studi di laboratorio: Bisogna che i bambini ammoniscano gli adulti
Confronta: San Tommaso, Sommario di argomenti teologici (II-II, Argomento 30: la misericordia)
Tolleranza – falso principio morale, che a dispetto della virtù reale della liberalità cui si richiama, ne tradisce il principio movente, ch’ è la carità. Tollerare il prossimo nelle differenze infatti non è sufficiente per assolvere il precetto della carità comandata da Dio, che ci obbliga ad amare il prossimo nella misura in cui egli è un altro me stesso, non in quanto è diverso da me. La tolleranza, invece, propugnata da coloro che non riconoscono in Dio il proprio fondamento, è proposta come principio di ragion sufficiente da parte di chi, oscurato il lume di fede e privatosi così della carità, non trova miglior appiglio in se stesso per voler bene al prossimo che sopportarne la diversità d’ opinione, religione e costume. Ma ciò, come visto, non basta. Ora, in quanto tollerare le differenze altrui non equivale ad amarne la persona, in quanto falsifica la verità morale, la tolleranza è principio ad un tempo a-morale e irrazionale. E dimostra l’ a-moralità in questo modo: quando viene impugnato dalle persone la cui condotta è pubblicamente immorale a tutela e salvaguardia della propria immoralità; e ne dimostra l’ irrazionalità in quest’ altro: quando viene usato come bastone per punire coloro che si oppongono ragionevolmente all’ immoralità; infatti, benché coloro che si oppongono all’ immoralità siano tanto pochi da costituire una minoranza, tale per cui dovrebbero essere tutelati e difesi in nome del principio della tolleranza, al contrario proprio questi ultimi, e in nome della tolleranza, sono sovente oggetto di minacce, sdegno e grande persecuzione pubblica e privata. Donde si evince che la tolleranza è falso principio.
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