«Senza di me, non potete fare nulla»

Gv 15,5

Laboratorio politico cattolico

Pubblicato in Dottrina sociale il 20 aprile 2017

di Giovanni Traverso

Caritas in veritate in re sociali

Riassunto – Citando alcuni paragrafi dell’ enciclica Caritas in veritate, si enucleano i primi principi fondanti l’ ordine sociale, cui politica ed economia, se vogliono essere funzionali al bene umano, debbono ispirarsi: la carità e la verità.

Cominciamo ad enucleare i principi su cui fondare la nostra azione sociale e d’ impegno politico.

Il venerabile papa emerito Benedetto XVI, nella sua terza enciclica Caritas in veritate, insegnava:

[par. 2] « La carità è la via maestra della dottrina sociale della Chiesa. Ogni responsabilità e impegno delineati da tale dottrina sono attinti alla carità che, secondo l’insegnamento di Gesù, è la sintesi di tutta la Legge (cfr Mt 22,36-40). Essa dà vera sostanza alla relazione personale con Dio e con il prossimo; è il principio non solo delle micro-relazioni: rapporti amicali, familiari, di piccolo gruppo, ma anche delle macro-relazioni: rapporti sociali, economici, politici

La carità dunque, oltre ad essere il comando divino che orienta i nostri rapporti inter-personali, è il principio fondamentale e regolatore dei rapporti sociali e politici, quello tolto il quale tali rapporti sono privi di sostanza. Qualunque azione sociale dunque, perché non si privi d’ efficacia in ordine al bene che intende realizzare nella comunità politica di riferimento, si deve perciò fondare sulla carità, quale suo principio.

Ma che cos’ è la carità?

Benedetto XVI, citando l’ evangelista san Giovanni, risponde:

[idem] « Dio è carità »: dalla carità di Dio tutto proviene, per essa tutto prende forma, ad essa tutto tende.  La carità è amore ricevuto e donato. Essa è « grazia » (cháris). »

Dunque la carità è “amore ricevuto e donato” da Dio, nella forma della gratuità: “grazia”.

Ma se la nostra azione politica e sociale riceve la sua pregnanza e sostanziale efficacia dalla carità, e la carità è la grazia divina stessa, allora la nostra azione politica e sociale darà frutto soltanto finché si farà veicolo della carità divina, ossia fintanto si opererà nella sua grazia?

Questo sembra volerci insegnare Benedetto XVI:

[par. 5] « Destinatari dell’amore di Dio, gli uomini sono costituiti soggetti di carità, chiamati a farsi essi stessi strumenti della grazia, per effondere la carità di Dio e per tessere reti di carità »

Ma se questo è vero, da dove possiamo attingere l’ amore divino, perché attraverso di noi si riversi sopra la compagine politico sociale come forza benefica per tutta la società?

Ancora Benedetto XVI:

[par. 5] « La sua scaturigine è l’amore sorgivo del Padre per il Figlio, nello Spirito Santo. È amore che dal Figlio discende su di noi. È amore creatore, per cui noi siamo; è amore redentore, per cui siamo ricreati. Amore rivelato e realizzato da Cristo (cfr Gv 13,1) e « riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo » (Rm 5,5).  »

Dunque la carità non è semplicemente o soltanto, a quanto qui si dice, una buona disposizione d’ apertura e amicizia verso il prossimo. Essa richiede in un certo qual modo un’ aderenza a una verità creduta, aderita e testimoniata con la vita? Un confronto di coscienza con la verità di Dio?
Ciò sembra confermare il papa emerito:

[par. 3] « Solo nella verità la carità risplende e può essere autenticamente vissuta. La verità è luce che dà senso e valore alla carità. Questa luce è, a un tempo, quella della ragione e della fede, attraverso cui l’intelligenza perviene alla verità naturale e soprannaturale della carità: ne coglie il significato di donazione, di accoglienza e di comunione. Senza verità, la carità scivola nel sentimentalismo. L’ amore diventa un guscio vuoto, da riempire arbitrariamente. È il fatale rischio dell’ amore in una cultura senza verità. Esso è preda delle emozioni e delle opinioni contingenti dei soggetti, una parola abusata e distorta, fino a significare il contrario. La verità libera la carità dalle strettoie di un emotivismo che la priva di contenuti relazionali e sociali, e di un fideismo che la priva di respiro umano ed universale. Nella verità la carità riflette la dimensione personale e nello stesso tempo pubblica della fede nel Dio biblico, che è insieme « agápe » e «lógos »: carità e verità, amore e parola. »

Viene qui sollevata una ricchezza di temi, che non possiamo adeguatamente sviluppare nella brevità e povertà di quest’ intervento: limitiamoci a tirare alcune conseguenze dagli insegnamenti appena riportati.

Il papa emerito, nella forma umile e discreta che gli è propria, ci insegna che per servire veramente la società, e realizzare il bene comune attraverso l’ attività politica, noi non possiamo prescindere dall’ adesione alla verità di Dio, il solo che ci può comunicare la forza liberatrice del suo amore, senza cui non potremo incidere positivamente nei  rapporti umani, dai familiari e inter-personali fino a quelli socio-economici fra stati e nazioni; ed anzi, senza cui, ogni nostro sforzo produrrà mali peggiori di quelli che, pur con le nostre buone intenzioni,volevamo arginare.

Il suo magistero in tal modo, mette la comunità politica di fronte ad una scelta di coscienza, davanti a un’ opzione fondamentale: o porsi al servizio di Dio, perché lui si serva di noi per orientare efficacemente la nostra azione verso il bene della società umana; oppure, se pretendiamo di servire l’ uomo emancipandoci da Dio e dalla sua divina grazia, non solo non potremo realizzare nulla di buono, ma anzi, certamente produrremo cose nefaste per tutti.

Parole successive giungono a confermare quest’ indirizzo di pensiero:

[par. 2] « Senza verità, senza fiducia e amore per il vero, non c’è coscienza e responsabilità sociale, e l’agire sociale cade in balia di privati interessi e di logiche di potere, con effetti disgregatori sulla società, tanto più in una società in via di globalizzazione, in momenti difficili come quelli attuali. »

Un tale orientamento ed approccio di integrazione delle esigenze della verità e della carità nell’ azione politico-sociale, trova evidentemente ancora molte resistenze, come Benedetto XVI ammette e rileva:

[par. 2]« Sono consapevole degli sviamenti e degli svuotamenti di senso a cui la carità è andata e va incontro, con il conseguente rischio di fraintenderla, di estrometterla dal vissuto etico e, in ogni caso, di impedirne la corretta valorizzazione. In ambito sociale, giuridico, culturale, politico, economico, ossia nei contesti più esposti a tale pericolo, ne viene dichiarata facilmente l’irrilevanza a interpretare e a dirigere le responsabilità morali.»

E in realtà, anche fra coloro che si confessano cattolici, un tale approccio trova ancora resistenze: perché chiede a coloro che sono responsabili ad ogni livello dell’ organismo sociale di portare nei propri ordinamenti, funzioni e compiti le esigenze e i diritti di Dio, ossia quelli della carità e della verità rivelatasi in Cristo al mondo.

Un richiamo, a nostro avviso, fondamentale per porci in una direzione di ricerca del vero bene umano.

Ecco dunque, e a conclusione dell’  articolo, ribadita la ragione per cui poniamo il magistero della chiesa quale faro guida di questo laboratorio politico, e ciò con particolare riguardo alla sua dottrina sociale: perché in essa scorgiamo lo strumento e caposaldo attenendoci al quale siam realmente in grado di assicurare alla società il suo più autentico benessere: la carità nella verità nell’ azione sociale. Mandata dal Padre nella persona del figlio suo prediletto, Gesù, effusa sopra gli Apostoli e i loro successori dopo la risurrezione del Signore, la carità nella verità è la forza divina in persona, che avendoci creato per amore, per amore desidera essere riconosciuta e accolta nella nostra società, per poterla fecondare e guidare verso la pienezza della felicità:

[par. 2] « A questa dinamica di carità ricevuta e donata risponde la dottrina sociale della Chiesa. Essa è « caritas in veritate in re sociali »: annuncio della verità dell’amore di Cristo nella società. Tale dottrina è servizio della carità, ma nella verità ».

E se questo ci insegna il magistero della chiesa, tramite cui Cristo ci guida e parla: chi siamo noi per seguire altre vie?

Caro lettore, Dio ti benedica! Se hai qualcosa di pertinente da aggiungere, osservazioni critiche da muovere, o semplicemente desideri complimentarti con l' autore dello scritto, qui puoi farlo, purché con spirito costruttivo e carità fraterna. Grazie!

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