«Senza di me, non potete fare nulla»

Gv 15,5

Laboratorio politico cattolico

Pubblicato in Europa, o Cristianità il 15 maggio 2017

di Giovanni Traverso

Europa, non UE

Riassunto – Il fine della creazione è l’ uomo; e il fine dell’ uomo è Dio, in Cristo. Le politiche europee odierne sembrano orientate a una finalità economica, per realizzar la quale la persona umana è trattata quale mero strumento e mezzo di servizio in funzione economica, laddove ella d’ ogni azione politica, secondo la volontà di Dio, è il fine. In tal modo la comune dignità trascendente viene offesa, scoraggiata e ostacolata anche per la concomitante lesione dei diritti sociali. Considerazioni e analisi al riguardo.

Nel quadro globale odierno, policentrico, si evidenziano dei percorsi, delle direttrici.

Europa : il marxismo ha cambiato pelle.

I socialisti europei hanno lasciato decadere la scienza politica (rivelatasi storicamente fallimentare) per allearsi a una scienza più sicura : lo scientismo,  inteso come controllo, regolazione e dominio sui processi politici tramite i portati della scienza e le applicazioni della tecnica.

L’ altro alleato di questo nuovo internazionalismo che é lecito definire “progressista” , in quanto vede ancora in sé stesso il movente del progresso umano, é il grande capitale. Oggi, quello finanziario.
Questo permette di capire come mai a livello nazionale, la classe operaia é rimasta orfana di partito: la sinistra si é alleata con il grande capitale di chi sostiene la nuova idea e tecnica : il neo-liberismo finanziario. Onde la crescita dei partiti di destre nazionali e dei nuovi movimenti che hanno raccolto la bandiera della protezione sociale.

Convergenza delle destre e sinistre liberiste, a dipendenza UE.
In Italia ricordiamo il patto del Nazareno a segnale di questa svolta: per la prima volta nella storia della repubblica si ha un primo governo che trova esponenti della sinistra e destra insieme. In realtà sinistra e destra possono stare insieme perché hanno adeguato le proprie identità  alla nuova logica : il sostegno al progetto europeo, con un ministro dell’ economia che fa la politica di governo e bilancio, e tutti gli altri intorno a recepire gli orientamenti politici da Bruxelles.

Questa nuova ‘sinistra’ recepisce dalla vecchia perlomeno due aspetti : lo slancio internazionalista , verso l’ edificazione di un progetto politico globale e il positivismo scientifico come forma propria dell’ esercizio di governo : ” io ti dico cosa devi fare, perché ho gli strumenti tecnici per farlo”.

Filantropia globale e governi tecnici.

In questo quadro emerge e si comprende meglio, da una parte, il ruolo sempre più preminente della filantropia internazionale, che tramite la mano operativa di associazioni private (O.n.g.), mette il proprio potere economico a servizio di cause umanitarie dislocate per tutto il globo, con esiti e finalità, per altro, spesso oggetto di controversia, in quanto d’ interferenza con le sovranità nazionali.

Dall’ altra si osserva la nascita dei governi tecnici, affidata perlopiù ad esponenti del settore dell’ economia, i quali, fondando la propria autorevolezza appunto su una migliore comprensione dei meccanismi economici, propongono ricette politiche convergenti verso la medesima dottrina economica , oggi per la maggiore : quella che vuole gli ordinamenti statali, con i loro apparati e le stesse popolazioni, al servizio della competitività.

Parole d’ ordine: competitività e riforme.

Questa dottrina  vede ogni intervento dello stato come lesivo della legge di mercato , cui si lascia la responsabilità di lasciar emergere (o affondare) le economie in gara. In Europa questa dottrina si associa a un progetto politico di deferimento della sovranità a Bruxelles, al fine di creare una forza economica di continente (europeo ) che sia competitiva con gli altri attori continentali : Cina e Usa, in primis.

In questa visione, il fine delle comunità statali, e dunque la vita delle singole persone, viene ordinata alla “competitività internazionale“, onde si rende necessario porsi sulla “strada delle Riforme” , tagliando le “spese di Stato“, per realizzare il “pareggio di bilancio europeo“, minacciato dai debiti che i vari Stati hanno contratto con i creditori esteri e interni, etc.

Per la competitività vengono sacrificate : lavoro, pensioni, stabilità sociale, sicurezza pubblica.  Quest’ ultima in particolare viene messa in crisi dai flussi migratori, avallati politicamente per conseguire da una parte il calo del costo del lavoro, che da una parte permette ai grandi gruppi commerciali (non nazionali) di essere maggiormente competitivi e di radicarsi sul territorio nazionale, a scapito di quelli tipicamente medio-piccoli, spesso a impresa familiare, costretti per diverse ragioni a chiudere; dall’ altra, in vista del ripopolamento demografico, il flusso migratorio viene promosso per sopperire all’ invecchiamento della popolazione, conseguenza di politiche denatalistiche e abortive (diffusione della pillola abortiva, cultura contraccettiva etc.).

La persona non è mai il fine ultimo di tali politiche , ma il mezzo usato per conseguire la competitività: ciò che conta è primeggiare, e in vista di questo scopo ogni persona diventa “funzione economica”. In particolare, la persona, intesa sotto questo aspetto, esplicita le sue funzioni come “lavoratore”, “contribuente ” o ” consumatore”.

Non viene fatto cenno alcuno, nè in sede di Trattati, nè in sede di Costituzioni nazionali, a ciò che conferisce ad ogni persona la sua dignità naturale: la vocazione trascendente.

Altri riferimenti analoghi sono volutamente o implicitamente lasciati decadere.

Bue da traino o immagine a somiglianza di Cristo?

I Papi della seconda parte del XX° secolo hanno speso tutto il loro fiato per consegnare al magistero, e quindi alla comunità politica, la nozione di dignità trascendente dell’ uomo, definizione della dignità veramente ultimativa, che per la sua portata, grandezza e verità, ancora oggi non trova accoglienza ed espressione nella giurisprudenza, ferma ancora ad uno stadio della civiltà a-teistico per concezione intrinseca del diritto odierno. Qualora la nozione di dignità trascendente fosse elaborata e recepita nelle carte del diritto comune, la configurazione attuale del mondo, nei suoi rapporti di forza, crollerebbe.

Il sistema globale odierno infatti, ispirato ad un umanesimo fondamentalmente ateista (nel senso che la domanda su Dio è rinviata al momento privato) fonda la propria legittimità pubblica più che altro sul non riconoscimento dell’ immagine divina nella persona umana: ne consegue che, essendo l’ uomo solo un animale fra tanti altri, come tutti gli animali, egli può diventare mera funzione di traino all’ economia.

Emblematico è l’ art. 1° della Costituzione italiana, che pone a fondamento della vita sociale (la Repubblica) il lavoro.

Onde sembrerebbe che i cittadini vivano per lavorare, e il loro lavoro serva a pagare i debiti verso lo Stato (tasse, imposte); da parte loro gli Stati sembrano costituiti per pagare i debiti verso entità sovra-nazionali (UE, ONU, NATO) da una parte, verso cui vigono accordi e trattati, e verso gruppi privati dall’ altra, che comperano quote di debito nazionale in forma di contratti, per farseli poi pagare con corrispettivi interessi, sì da aumentare a dismisura i propri patrimoni. In questo sistema, il potere economico mondiale, oggi –  come mai prima nella storia umana – finisce per essere gestito per la più parte nelle mani di poche famiglie private. Questi privati, smisuratamente arricchitisi, influenzano poi le politiche nazionali e internazionali. E in questo modo si produce lo sconvolgimento cui assistiamo dei giusti equilibri nei rapporti fra pubblico e privato: intere porzioni fisiche di Stato, come avvenuto in Grecia, sono messe in vendita e acquistate dai gruppi privati. La comunità politica diviene in tal modo oggetto di speculazione da parte di pochi privati.
Significativo inoltre che, a livello sovra-nazionale (UE), anziché correre ai ripari verso la protezione dei patrimoni nazionali da parte degli speculatori privati, vi siano al contrario progetti di introduzione verso nuove forme di tassazione a livello europeo (sul reddito societario, beni di scambio, energia, carburanti, internet ed altro) e aumenti dell’ IVA nazionale sempre più consistenti, dettati dall’ esigenza di far quadrare il bilancio europeo : conferma che il progetto economico è a servizio di una nuova concezione del potere politico, che vede nel deferimento delle sovranità nazionali ad enti sovra-nazionali la sua ragion d’ essere.

Perversione del diritto.

L’ accentramento del potere economico nelle mani di pochi, favorisce il fenomeno tipicamente conseguente: la perversione del diritto.

Il diritto, che è l’ attribuzione secondo giustizia di ciò che è proprio a ciascuno per natura o per accordi intervenuti successivamente, diventa lo strumento in mano a pochi, i quali invocando il consenso, elaborano storpiature del diritto, che ne tradiscono la natura e il limite.

Superando la norma del diritto, che è il giusto da attribuire, si creano nuovi orizzonti legislativi che, in dispregio alla costituzione naturale dell’ uomo e della vita, feriscono la nozione stessa di ciò che è giusto e ingiusto, introducendo artificiosamente nella giurisprudenza nuove aberrazioni terminologiche.

E’ il caso, ad esempio, della teoria gender, secondo la quale, in totale spregio della biologia naturale, si elaborano nuove concessioni e forme del diritto “ad personam” e “ad voluntatem”, cioè non sulla base di ciò che la persona concreta è (“maschio”, “umano”, “cittadino italiano”), ma su quello che la persona rifiuta di essere e vorrebbe diventare, non potendolo (in questo caso con slittamento di genere sessuale verso un vasto panorama di opzioni voluttuarie ed irreali).

Significative le parole del magistero a riguardo: « i diritti presuppongono doveri senza i quali si trasformano in arbitrio. Si assiste oggi a una pesante contraddizione. Mentre, per un verso, si rivendicano presunti diritti, di carattere arbitrario e voluttuario, con la pretesa di vederli riconosciuti e promossi dalle strutture pubbliche, per l’altro verso, vi sono diritti elementari e fondamentali disconosciuti e violati nei confronti di tanta parte dell’umanità. Si è spesso notata una relazione tra la rivendicazione del diritto al superfluo o addirittura alla trasgressione e al vizio, nelle società opulente, e la mancanza di cibo, di acqua potabile, di istruzione di base o di cure sanitarie elementari in certe regioni del mondo del sottosviluppo e anche nelle periferie di grandi metropoli. La relazione sta nel fatto che i diritti individuali, svincolati da un quadro di doveri che conferisca loro un senso compiuto, impazziscono e alimentano una spirale di richieste praticamente illimitata e priva di criteri. L’esasperazione dei diritti sfocia nella dimenticanza dei doveri. I doveri delimitano i diritti perché rimandano al quadro antropologico ed etico entro la cui verità anche questi ultimi si inseriscono e così non diventano arbitrio. Per questo motivo i doveri rafforzano i diritti e propongono la loro difesa e promozione come un impegno da assumere a servizio del bene. Se, invece, i diritti dell’uomo trovano il proprio fondamento solo nelle deliberazioni di un’assemblea di cittadini, essi possono essere cambiati in ogni momento e, quindi, il dovere di rispettarli e perseguirli si allenta nella coscienza comune. I Governi e gli Organismi internazionali possono allora dimenticare l’oggettività e l’ «indisponibilità» dei diritti. Quando ciò avviene, il vero sviluppo dei popoli è messo in pericolo. Comportamenti simili compromettono l’autorevolezza degli Organismi internazionali, soprattutto agli occhi dei Paesi maggiormente bisognosi di sviluppo » (Benedetto XVI, Caritas in veritate, par. 43).

Spogliamento della maggioranza e tutela delle minoranze.

Così, nel mentre che i diritti sociali vengono via via colpiti, lasciando moltitudini nella povertà e nell’ emarginazione e rendendo di fatto impossibile, e comunque difficile, ogni progettazione di sviluppo familiare naturale, si pone l’ accento sulla “tutela legislativa delle minoranze” (Trattato di Lisbona), che per la verità, almeno in Europa, sono tutt’ altro che oggetto di persecuzione pubblica.

E’ il caso delle persone omosessuali, per la tutela delle quali è stato coniato un nuovo termine, e dunque un nuovo reato, che ha trovato subito accoglienza nel dibattito pubblico: “omofobia”. In tal modo si è creato un precedente unico, tramite l’ elaborazione di un diritto che tutela alcune minoranze, a scapito di altre, e punisce alcune opinioni piuttosto che altre. In tal modo, introducendo sottilmente un reato d’ opinione, il principio dell’ uguaglianza di fronte alla legge viene sminuito e calpestato. E la giustizia indebolita.

Vogliamo l’ Europa, non la UE.

L’ Unione Europea, nata come progetto per avviare e solidificare i rapporti di pace fra le nazioni europee, rispettandone le identità e storie peculiari, si è gradualmente rovesciato nel suo opposto: un disegno omologante che esercitando un diktat economico verso i più deboli, a vantaggio dei più forti, orienta e strumentalizza la dignità umana, trascendente, e perciò degna di un bene tanto infinito qual’ è Dio soltanto, al mero gioco di scambi economici e rapporti di potenza fra attori globali primi.

In questa visione politica, in cui le briglie di comando sono affidate ai ministri delle finanze e del tesoro, le cui regole e leggi sono quelle del mercato, i cui profitti sono commisurati sulla crescita in relazione al debito nazionale, la nostra dignità di persone convocate alla cittadinanza celeste sta venendo seriamente ipotecata ad un prezzo di sofferenza che, per altro, neppure ci possiamo permettere di pagare. Non dobbiamo più accettare il sistema per cui il debito pubblico diventa la misura con cui le i nostri diritti alla vita e alla prosperità vengono sistematicamente ignorati, sminuiti, conculcati a colpi di riforme, per dover pagare un debito che nessuno di noi ha mai personalmente contratto, e che comunque non potrà mai venire pagato, se non con la totale svendita del nostro patrimonio nazionale, sociale, familiare, artistico, o la schiavitù politica. Un debito che per essere reale, può essere soltanto il frutto di un grande strozzinaggio internazionale perpetrato ai danni della nostra nazione. E che pertanto, dobbiamo prendere coscienza collettiva di voler e dover obbiettare, di diritto e di fatto.

L’ Europa che vogliamo, peraltro, esiste, ed è nel cuore e nella storia di ogni cittadino europeo. E questa storia vuole e anzi deve difendere ciò che ha ricevuto per natura e tradizione: vocazione naturale (maschio e femmina), identità (personale),  speranza (cristiana), costumi (diversificati),  storia (poli-centrica), tradizioni (popolari e autoctone).

Usa e Cina: i modelli della competizione.

L’ UE, al contrario, è una creatura che, venendo meno alle sue radici, si è staccata da ciò che l’ aveva originata, per lasciarsi fagocitare e ingravidare dalle due forme politico-economiche verso cui aveva mira e brama di voler “competere”: da una parte, il modello USA; dall’ altra, il modello cinese.

Guardando al primo modello, l’ UE ha sposato e promosso a livello di Governi nazionali filo-europeisti il capitalismo finanziario e la cultura neo-liberista; una concezione in cui il dominio della tecnica serve il profitto di pochi attraverso il consumo e finanche lo sfruttamento di molti (Google , Amazon).
Guardando al secondo (Cina), l’ UE, ai fini della competizione globale, ha orientato politiche economiche a sacrificio della previdenza e dei diritti sociali: ossia tutte le conquiste vere della social-democrazia del XX secolo. Onde la schiavizzazione della forza lavoro, propria del colosso asiatico, è entrata di fatto, se non di diritto (ma poco ci manca), quale modello di crescita anche per il continente europeo: salari da miseria , ma grande progresso economico a scapito dei diritti e delle libertà . In nome della crescita.

Destre e “populismi”: espressioni di malcontento.
In questo panorama , sono nati movimenti e si sono rafforzati altri (le destre nazionali) che non desiderano essere coinvolti in questi processi, e non li desiderano favorire. Questi movimenti assumeranno sempre più credito, mano a mano che l’ operazione di deferimento delle sovranità si velocizzerà e i diritti sociali colpiti.

Conclusione.

In questa complessità, il ruolo del laboratorio cattolico è cercare di movimentare un’ opinione di consenso che converga su un programma politico nazionale, che tragga forza da ciò che gli è più autenticamente proprio, in senso politico e cattolico: la vocazione sociale cristiana; la promozione dell’ unità spirituale degli italiani; la vocazione europea e internazionale in senso missionario; l’ universalità della nostra proposta di aggiornamento della carta dei diritti dell’ uomo, sulla base degli apporti del magistero della chiesa e specificamente della dottrina sociale, tramite la nozione centrale di dignità trascendente.

Fra tutti i diritti umani, quello più vero e rigettato, quello più universale e disconosciuto, è quel diritto verissimo a conoscere e perseguire pienamente e liberamente la nostra dignità trascendente, che Cristo ci ha offerto nella sua grazia (Gv. 10,34):

« Vi ho detto che siete dèi »

Creati simili a Dio (quali persone immortali in relazione), fattosi uomo perché noi partecipassimo della sua vita eterna e beata, per mezzo della nostra vocazione sociale alla giustizia, alla verità e alla pace, possiamo conseguire il fine della nostra vita: la felicità eterna.

La partecipazione alla vita politica è dunque strumento per la santificazione. Perché il fine della politica è l’ uomo; e il fine dell’ uomo è la gloria di Dio.

Caro lettore, Dio ti benedica! Se hai qualcosa di pertinente da aggiungere, osservazioni critiche da muovere, o semplicemente desideri complimentarti con l' autore dello scritto, qui puoi farlo, purché con spirito costruttivo e carità fraterna. Grazie!

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