«Senza di me, non potete fare nulla»

Gv 15,5

Laboratorio politico cattolico

Pubblicato in Economia e grazia il 21 maggio 2017

di Giovanni Traverso

Il lavoro che il Padre celeste ci chiede

Riassunto – Il Signore della vita ha affidato alla comunità politica e alla chiesa un lavoro cui tutti concorriamo: sostenere ogni persona verso la felicità eterna in Dio, nostro fine. Alla comunità politica è richiesto primariamente di favorire il bene dei corpi in tutte quelle condizioni minime necessarie ad ottemperare la vocazione umana delle origini in vista di quella celeste: trasmettere la vita a nuove generazioni destinatarie dell’ eredità celeste. Alla comunità religiosa, e all’ ecclesiastica per mandato divino, è proprio il compito di purificare le generazioni umane quanto al bene delle anime, ch’ è ricercare Dio con tutto il cuore. Comunità politica e religiosa, complementari una all’ altra, sono ordinate così al servizio di un fine comune, la persona e il suo bene, oggetto da parte d’ entrambe d’ un duplice alimento da dispensare per conto del Padre: il primo, da destinarle come “pane quotidiano”, garantendole gratuito accesso all’ acqua, al cibo, alle cure, al vestiario e all’ alloggio nella forma di un reddito minimo, che concretizzi quella dignità alla sussistenza terrena altrimenti impedita dall’ avidità di pochi; il secondo, “il pane del cielo”, dispensatole in forma di sacramento eucaristico e parola di Dio senza cui ella non può vivere, nutrendo la persona spiritualmente in vista della sua realizzazione trascendente, per educarla, orientarla e disporla ad accogliere e partecipare alla cittadinanza celeste.

Fissati il cuore e la mente sull’ eternità che ci trascende, rischiariamo nel silenzio orante la volontà e l’ intelletto per raccoglierci nella sua pace. La santa pace di Dio, che discende dall’ eternità beata, luminosa, pacifica e conveniente, si lascia gustare dagli adoratori che fissano Cristo nel proprio cuore, secondo l’ invito del principe degli apostoli, Pietro:

« Unitevi santamente a Cristo Signore nei vostri cuori »

Pietro, che ben conosce la vera dottrina, ben l’ insegna, lui che – uomo semplice, ma non stolto – amò l’ eternità dolce di Cristo Gesù, persona visibile della trinità beata, quando esclamò, di fronte allo sconcerto della folla davanti alla proclamazione della dottrina eucaristica:

« Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna »

Quella eternità visibile che sedusse Pietro, e l’ attirò nella sua pace

« Signore, è bello per noi stare qui! »

è la medesima pace, senza inizio né fine, che per tutta l’ eternità ha posto le sue tende ed oggi attira noi.

Questa pace, che si raccoglie con il vaso orante dell’ umiltà, nella conoscenza di noi stessi e della verità circa il nostro peccare e circa la vera dignità che ci trascende, è la pace che l’ eterno ci ha lasciato tramite l’ unigenito figlio e Signore nostro, che prima di riunirsi nella gloria del padre, quale Dio che a Dio tornava dopo la missione terrena, ha detto:

« Vi lascio la mia pace »

E’ la pace della santissima trinità in cui i cristiani sono chiamati a prendere dimora, per diventare creature di pace e verità, ad immagine e somiglianza del creatore, la cui liberalità, generosità, bontà siamo chiamati a imitare, per trovar misericordia e scamparne la perfetta giustizia.

Dio, giudice dei vivi e i morti, solleverà infatti ogni scandalo fino a sé per un giudizio che troverà impreparati coloro che, per presunzione dei propri meriti o per impenitenza protratta, non si saranno riconciliati a lui. Questo infatti è il testamento del creatore della vita:

« Ciascuno sarà giudicato secondo le sue opere ».

Volgiamoci dunque alle opere del Padre celeste, che sono le opere della misericordia corporale e spirituale, senza dividerci fra noi. A tale scopo e servizio comunità politica e chiesa sono state attrezzate.

Come il Padre concede gratuitamente la pioggia per tutti, perché le fonti siano piene, ed uomini e animali possano attingervi, così tutti gli uomini devono avere pubblico e gratuito accesso all’ acqua, e guai a coloro che frappongono fra l’ acqua, fonte della vita, e gli uomini e le bestie, ostacoli di natura privata, a fine di speculazione e guadagno. Questi assetatori di popolazioni devono essere ricondotti a giustizia, e i guadagni con cui hanno tolto l’ acqua pubblica alla gente, per rivendergli ciò che doveva essere gratuito, destinati a opere idrauliche di pubblica utilità.

Come il Padre ha destinato ad ogni specie animale il suo nutrimento, e il figlio unigenito ci ha assicurato che egli, che provvede ai passeri, tanto più provvederà al nostro sostentamento, perché valiamo più di molti passeri, così non possiamo più tollerare che l’ ingiustizia di pochi ricada come sterminio o disperazione di molti per mancanza di reddito: c’ è cibo in abbondanza, ma è stato tolto ai più il potere di acquistare il cibo tramite l’ appropriamento indebito del danaro pubblico, dovuto a politiche miopi ed usuranti. La cooperazione fra lavoro umano e natura garantisce cibo prodotto in esubero, segno che il Padre non ha mai cessato di provvedere con la sua liberalità a che il pane fosse a disposizione di tutti, ma alcuni fra noi, con logiche perverse si sono assicurati ciò che consente alla gente di comprare il pane: i soldi che sono di tutti e al servizio di tutti, sono finiti nelle casse di pochi, sicché i più faticano a vivere, molti vengono meno, alcuni disperano e soccombono, mentre pochi hanno anche quello che sarebbe degli altri. Siccome non è possibile stampare più danaro, visto che più danaro circola, meno vale, per il principio della destinazione universale dei beni, essendo il danaro un bene pubblico, esigiamo, secondo giustizia e diritto, che alle popolazioni, cioè ad ogni persona che cammina sulla terra, sia dato il minimo di reddito per una vita decorosa tramite la stampa e l’ emissione della moneta, moneta che è sempre un mezzo al servizio della vita umana e mai il fine d’ essa. Se per avidità, alcuni, hanno posto nel danaro il fine della propria ricerca e speculazione, e tramite ruberie di varia natura, o finanche per abilità, sono riusciti a impossessarsi di ciò che non è stato creato solo per loro – dico il danaro, bene comune, che si emette al servizio di tutte le persone che popolano la terra – queste persone devono restituire il maltolto e distribuirlo fra la popolazione, secondo criteri di giustizia distributiva e secondo la naturalità del diritto, che vuole che ad ogni persona sia garantito ciò che le spetta perché è suo, ad esempio, in quanto vive, il necessario per poter vivere: e il necessario è garantito da un reddito minimo per tutti, così che tutti possano comprarsi il pane, il vestito, e un tetto sopra la testa, non per solo se stessi, ma al fine di realizzare la vocazione delle origini nella trasmissione della vita alle generazioni future. Col proprio lavoro, poi, si pagheranno ciò che vorranno in eccedenza ai bisogni necessari.

Come il Padre ha mandato il figlio unigenito per la salute di tutti, e non per alcuni, egli, che è il rivelatore della scienza dei medici, chiede ad ogni istituzione ospedaliera di garantire a tutta la popolazione terrestre l’ accesso alle cure gratuito, perché i cittadini hanno già pagato con le proprie tasse i servizi offerti dalla comunità statale. Chiedergli di pagare due volte, è un doppio furto: furto verso quanti hanno già pagato con il proprio lavoro il diritto a ricevere un servizio sanitario, e furto verso quanti, non avendo di che pagare, debbono rinunciare a curarsi: per cui al furto si aggiunge l’ ingiustizia, perché tutti hanno incommensurabile ed uguale dignità davanti a Dio, e tutti pertanto – ricchi o poveri – debbono avere un accesso minimo alle cure primarie o indispensabili.

Queste sono alcune delle opere di misericordia corporale che il Padre vuole vedere messe in pratica tra le nazioni e su tutta la terra. Opere per cui ogni struttura politica nazionale, sovra-nazionale (UE, ONU), o extra-nazionale (OMS, UNICEF, ONG etc…) si trova coinvolta in un processo di conversione delle proprie finalità: mettere al centro la persona umana nella sua trascendente dignità, onde in verità sgorga ogni desiderio di servire l’ uomo con giustizia.

Dignità vuol dire: acqua, pane, tetto, cure. Senza i soldi per comprare il pane quotidiano, pagarsi l’ affitto e le cure, non si può parlare di dignità della persona né di diritti umani.

Trascendente vuol dire: il fine dell’ uomo è Dio, dunque, poiché sta scritto che

« l’ uomo non vivrà di solo pane, ma di ogni parola che viene dalla bocca di Dio »

il diritto all’ istruzione è salvaguardato nella misura in cui le generazioni umane vengono istruite in vista della realizzazione del fine per cui veniamo alla luce: la felicità eterna in Dio. Ogni altra istruzione garantita, ha senso se purificata entro tale finalità; altrimenti, il sapere sarà sempre una forma di dominio da esercitare sul prossimo, con la divaricazione fra quanti appropriandosi degli strumenti conoscitivi e tecnici sono in grado di costituire il proprio benessere, e tutti gli altri che, privi di disponibilità economiche o abilità naturali, sono fatti oggetto di servitù sociale al servizio della competizione fra i più forti, scaltri e studiosi.

Quanto alle opere di misericordia spirituale, quelle proprie della consolazione degli afflitti (“Perché piangi?” [Gv,20,13]), dell’ insegnamento al vero culto, ragionevole e spirituale, spiegato con amore a quanti non lo conoscono (Gesù e il vero culto insegnato alla donna samaritana [Gv4,21-26]), dell’ ammonimento di chi è affezionato al suo peccato (“Va’ e non peccare più, perché non ti accada di peggio” [Gv5,14]), di consiglio per quanti tentennano sulla strada della vita anche con profondi dubbi esistenziali (Gesù che ragiona da vero amico dell’ anima con quel ragazzo che ha liberato dai demoni [Mc5,15]), della calma sopportazione per quanti sono divenuti molesti a se stessi e agli altri, del perdonare le offese (“Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno”), del pregare Dio per i vivi e per i morti (Gesù si ritirava spesso la notte in preghiera col Padre, pregandolo per tutti noi, vivi e defunti), tutte queste sono le opere che noi immersi nella grazia divina e rigenerati a vita nuova tramite l’ abbondanza dello Spirito che adottandoci ha riconciliati al Padre, siamo chiamati a percorrere per trasformare noi stessi e il mondo sotto il dominio del peccato nella civiltà che il padre vuole e per cui lo preghiamo:

« Sia fatta la tua volontà come in cielo così sulla terra ».

Due finalità, il bene del corpo e dell’ anima di ogni persona, per i quali due strumenti sono stati costituiti e attrezzati dal Padre creatore al nostro servizio, la comunità politica e la chiesa:

La comunità politica in quanto ha la missione di realizzare ad imitazione della provvidenza del Padre, il quale provvede al sostentamento di tutte le creature, le opere proprie della misericordia corporale:

– accesso gratuito all’ acqua, bene di tutti

– al cibo, sostentamento per tutti, non per elemosina ma come diritto (per giustizia), secondo le parole di Paolo VI e Benedetto XVI: “La giustizia è la misura minima della carità

– accesso gratuito alla sanità per il diritto di ogni persona a ricevere cure, non perché ha i soldi, ma perché è una persona: il suo valore non è ciò che ha, ma ciò che è, un’ essere simile a Dio, e perciò degno di ogni attenzione e cura sociale

– al reddito minimo,  senza il quale non è possibile a tutti pagarsi un tetto sotto cui abitare e trasmettere la vita. La trasmissione della vita non è un privilegio per alcuni, magari quelli che “si possono permettere un figlio”: ogni uomo, nel proprio seme, è stato chiamato fin dalle origini da Dio a trasmettere la vita, benedicendone la fecondità – non l’ impurità – e santificandola :

« Siate fecondi e moltiplicatevi! »

La comunità religiosa, propria di coloro che cercano la verità, cercano Dio e sono i suoi figli adottivi e benedetti, trova espressione visibile nella chiesa che per divina istituzione e mandato è stata istituita al servizio del bene spirituale delle persone: essa ha la missione di santificarsi e santificare attraverso le opere della misericordia spirituale con il sostegno agli afflitti (i tanti depressi che oggi vediamo, che non trovano un senso per la loro esistenza), agli ignoranti (i tanti giovani, che ignorano di essere destinatari di una missione grande; che ignorano o disprezzano per il pensiero dominante il senso profondo della propria sessualità, quale potere affidato da Dio agli sposi al fine di trasmettere la vita), ai peccatori (che non sanno distinguere la destra dalla sinistra), ai dubbiosi, atei e agnostici che hanno fatto un credo dei propri dubbi (“Dio esiste?”), ai molesti (intossicati, isterici, ipocondriaci, miseri di ogni genere), a tutti in ogni luogo e caso tramite l’ orazione e l’ intercessione presso Dio (a somiglianza di Abramo per Sodoma, di Mosè per il popolo, di Cristo sulla croce per tutti noi).

E specialmente, ella serve ciascuno di noi somministrandoci la perfetta cura del perdono divino (il Sacramento della riconciliazione), sostenendoci al quale siamo chiamati a coltivare verso gli altri il perdono che abbiamo ricevuto da Dio, trasmettendolo anche a coloro da cui abbiamo subito ingiustizia, molestia, offesa. Così quel rancore sociale e scoraggiamento diffuso che oggi, albergando nel cuore della nostra società, le impedisce di sprigionare le sue forze più positive, sarà poco a poco disciolto e liberato dalle energie vitali del Santo Spirito. Ciò che abbiamo perduto, gioia vitale, benessere e slancio, perché smarritosi il senso di Dio, ci siamo allontanati da Lui, ritornando con fede a Cristo Gesù nell’ umile confessione dei nostri peccati e nella conversione dalla superbia della vita all’ umiltà della verità, lo potremo ritrovare e ci verrà restituito cento volte tanto. Non impediamo allo Spirito Santo di liberarci: perché è proprio rigettando ciò che solo può salvarci che siamo diventati schiavi di una società che, pur predicando lavoro e benessere, conosce di fatto disoccupazione e malessere diffusi.

Torniamo perciò a occuparci di Dio, a confessarci peccatori, per aiutare la nostra società a risollevarsi. Allora nella grazia e nella pace di Cristo, cominciando dalla nostra cara nazione a esempio luminoso a tutte le altre perché ci seguano, metteremo mano come comunità politica al grande lavoro che ci sta davanti: l’ opere di misericordia corporale e spirituale che il Padre ci chiede non per se stesso, che nulla abbisogna, ma per amore dei suoi figli, per il servizio delle persone e nella contemplazione del fine eterno per cui esistiamo: l’ intramontabile eternità, che ci convoca a sé da prima che il mondo fosse creato per partecipare quali degni cittadini ed eredi alla sua vita beata, piena di conoscenza e felicità. Così sia.

 


 

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