«Senza di me, non potete fare nulla»

Gv 15,5

Laboratorio politico cattolico

Pubblicato in Appunti sulla logica divina il 20 giugno 2017

di Giovanni Traverso

Sull’ origine delle specie – I parte

Riassunto – Procediamo nello spirito dei buoni governanti, che si preoccupavano di svellere dalle colline intorno i pali sacri contraddicenti la logica creatrice che informa il reale. Tra i pali sacri da smitizzare e ricondurre a ragione troviamo taluni assunti e conclusioni circa l’ origine delle specie, che nel prosieguo dei nostri articoli daremo prova di confutare.

Gentile lettore,

Nel coinvolgere la tua pazienza in questo nuovo tragitto, solo apparentemente deviante dal percorso di riflessione e maturazione dei temi politici d’ interesse comune, desidero portarti di fronte ad una delle teorie più controverse dell’ ultimo secolo e mezzo, circa l’ evoluzione delle specie, per mostrarti cosa di quella teoria a noi sembri colto dall’ albero della realtà quale suo autentico frutto, e cosa invece richieda il riesame di studiosi certamente più competenti, ma che pure, fino ad ora almeno, non seppero mostrare apertamente e chiaramente quanto della teoria stessa vi fosse di contrario a ragione.

Avviene infatti non di rado nel cammino umano, per quella natura così febbrilmente emotiva e chiaramente compromessa da un male originale le cui conseguenze ricadono sopra tutti i nostri ragionamenti, i quali ancorché proposti sotto il nume della scienza ed imparzialità invero tradiscono e svelano intime preoccupazioni esistenziali e di sostanza atte quantomeno a modificare gli stessi, quando non ad inficiarli del tutto o in parte, avviene dico così che certe rilevanti scoperte dell’ ingenio umano conducano per la fretta e passione propria del nostro animo visceralmente ribelle a trarre evidenze laddove vorremmo che vi fossero, e non piuttosto a meditare più a lungo e meglio, in spirito di scienza e verità, su quelle che già ci sarebbero offerte alla naturale contemplazione, qualora la investigassimo con almeno un poco più di meravigliata fiducia nel loro creatore e nostro. L’ ordine universale creato infatti, nella sua porzione di gloria mirabile seppur effimera in quanto totalmente dipendente dalla logica divina che lo ricrea e regge verso i suoi fini immanenti e trascendenti, reca e conserva in sé chiara e intelligibile traccia della potenza e coscienza creatrice che – pensandolo entro sé dalla sua gloriosa eternità e trascendenza in tre persone divine – lo ha poi effettivamente creato, costituendolo efficientemente dal nulla: non arbitrariamente però, bensì razionalmente entro e secondo la propria logica divina.

Ora, indagando le funzioni logiche principali che il creatore rivela a noi uomini tramite natura e Scritture, e particolarmente nel suo primo Libro, Genesi, che é una miniatura dell’ origine stessa della creazione naturale universale, ci siamo accorti che quanto certe tesi recenti e passate andavano affermando circa l’ evoluzione delle specie, poteva essere guardato sotto luce nuova. Ponendoci dunque in spirito di collaborazione e ricerca a disposizione di quella prima luce che ci veniva offerta, per non ritenerla un abbaglio, e dubitando di noi stessi in primo luogo, ci siamo confrontati passo passo e nei limiti delle nostre forze e capacità naturali con quei libri di biologia che tali teorie supportano e recepiscono. E da subito ci parve chiaro come la stessa scienza ufficiale si trovasse nella posizione del bambino che, non conoscendo veramente una questione più grande di lui, quella dell’ origine della vita biologica e della complessità organica sulla terra, avanza ipotesi miste a credenze, prove inquinate da supposizioni, certezze basate sulla scarsa più che sulla molteplice esperienza, ed insomma verificammo fin da subito come quella teoria secondo la quale sarebbe possibile mutazione di specie in specie presentasse punti di debolezza. Fatti forti dunque della fragilità teorica altrui, quantomeno circa talune sue conclusioni e sviluppi, ci rivolgemmo allora, per trovarci più solidi, ai principi della filosofia del reale, dico a quel ramo della riflessione umana che fin dall’ antichità si studiava di ricercare i principi strutturali dell’ essere, indi sull’ autorità di talune pagine sempre verdi di Platone, Aristotele e San Tommaso d’ Aquino, ci parve di focalizzare ancor meglio la ragione di quella debolezza che avevamo individuato, in quanto ciò che la visione Darwiniana ammetteva, contrariava il principio stesso su cui – secondo l’ opinione autorevole di quegli autori su cui la scuola realista si basa – poggia l’ intera realtà, ovvero il principio di identità e non-contraddizione.
Tale principio, inoltre, se osservato a partire dalla rivelazione circa l’ identità propria del Creatore, colto nelle sue conseguenze vitalistiche rendeva conto di sorprendenti catene di analogie, su cui con meravigliata soddisfazione e gioia trovammo che tutte le scienze particolari, se messe in relazione alla sapienza, loro regina, investigando avrebbero avuto modo di espandersi con frutto al servizio di una maggiore e più penetrante conoscenza umana e attinenza al reale.

Osservammo poi come al prezzo di violare sistematicamente questo principio per assunto, Darwin intendesse portare ad estreme conseguenze le sue osservazioni e ricerche svolte in campo di raffronto fra le varietà naturali, le riflessioni sulla consimiglianza fra gli embrioni, nonché le sue interpretazioni filosofiche di natura, che riducevano la stessa a un teatro di guerra in lotta per la sopravvivenza. In quest’ analisi molte furono le sue osservazioni acute, serie le indagini svolte, onesti i confronti, e tuttavia, ancora, lontana dal vero la loro sostanza, quando si trattò di condurre tutte le impressioni ad una teoria unificante che la supportasse. L’ errore di Darwin fu quello, grossolano, di ritenere che possa darsi in natura salti di specie fra una specie ed una affatto diversa. Ogni ricerca in questo senso, per come Darwin ammetteva fin da principio della pubblicazione che lo rese famoso ai contemporanei e a noi, ossia “L’ origine della specie”, si presta a una ripugnanza di ragione, che sarebbe stato quantomeno sciocco sottovalutare da parte sua, come da parte nostra, per voler salvaguardare una tesi apparentemente sostenibile, certamente motivata, ma sostanzialmente irragionevole. Che il salto speciale – cioè il salto di specie in totalmente altra specie – non sia possibile né a breve, né a medio, né a lunghissimo termine, avrebbe del resto dovuto essere materia di prova acquisita da parte dell’ intelletto umano già da molti millenni, se le generazioni non fossero state fatte oggetto di corruzione nelle proprie potenze volitive e intellettuali, come da principio accennavamo; eppure, ancorché tarati da impurità di giudizio, ciò poteva essere trovato da ciascuno proprio basandosi sull’ osservazione naturale: tutto ciò che vive infatti, ha potenza di riprodurre sempre e soltanto una immagine biologica di sé; il simile attrae il proprio simile e da questi é attratto; da maschio e femmina, quanto al regno animale, si generano viventi perennemente identici quanto alla specie, al genere e alla classe di discendenza. Ciò che può mutare e variare, invece, è l’ aspetto d’ una medesima specie, secondo quei meccanismi selettivi ampliamente descritti e giustamente accreditati al genio del naturalista britannico che li osservò.

Quanto affermiamo, oltre ad avere implicazioni culturali e sociali su cui avremo modo di soffermarci ed approfondire, ha grande rilevanza per noi anzitutto dal punto di vista scientifico, per una corretta cognizione del reale e delle nature create fra cui siamo noi uomini: da nessuna scimmia verrà mai partorito un uomo; né scimmia e uomo sono i parti recenti discendenti da progenitori comuni. Le ricerche paleontologiche al riguardo, se non fosse che ci vengono offerte con tutti i crismi della scrupolosità scientifica, circa il tirare le conclusioni ultime sull’ argomento rasentano complessivamente il ridicolo. Non avendo alcuna possibilità di provare quanto teorizzano, lo ipotizzano. Ma ipotizzando, per lo più, inventano. Né li si potrebbe biasimare, dal momento che le loro discipline li costringono a scavare in rami tanto lontani dai fondamenti filosofici e teologici della realtà che scheletri e carcasse di scimmioni defunti milioni d’ anni fa’ non potrebbero avere in alcun conto.

Insomma, caro lettore, con un po’ di fiducia in Dio e nella ragione umana, ti propongo di seguirmi in quest’ itinerario che ho pensato apposta per il nostro laboratorio, per condurti, prove alla mano, a mostrare come fra le tante cose buone, vere e giuste che le nostre ricerche umane attrezzano e dispongono, pur fregiandosi del supposto scientifico, imperfetto quanto umano, ve ne sono talune decisamente da ridimensionare, per voler esser oggettivi e non fanatici, e per amore di realtà.

 

Caro lettore, Dio ti benedica! Se hai qualcosa di pertinente da aggiungere, osservazioni critiche da muovere, o semplicemente desideri complimentarti con l' autore dello scritto, qui puoi farlo, purché con spirito costruttivo e carità fraterna. Grazie!

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